Elisabetta I

14.04.2012 18:45

Nella storia della civiltà non sono molte le donne che hanno lasciato il segno su un’epoca, anche se non si può certo dire che questo sia avvenuto per loro scelta …

In alcuni casi, però, ci sono state donne che hanno avuto un ruolo di primo piano nell’aprire la strada al futuro.

Tra queste eccezioni, secondo il giornalista e scrittore inglese Richard Newbury, Elisabetta I sarebbe, addirittura, una donna alle origini del mondo moderno (cosi il sottotitolo del suo Elisabetta I, Claudiana, 2006).

Ma è proprio cosi? Leggendo diversi libri sulla vita di Elisabetta I d’Inghilterra, ho compreso che anche questo grande personaggio storico ha commesso degli errori; ma conosciamo re o regina o qualunque persona assurta al potere che non abbia commesso errori? Io credo di no… Penso che tutti coloro che hanno cercato di migliorare una società in condizioni difficili meritino di essere ricordati in modo positivo. Anche se, dopo aver letto alcuni libri su questa protagonista della moderna storia europea, mi sento confusa.

Da una parte, ho visto l’esaltazione di questa grande regina che ha posto le basi per fare dell’Inghilterra una grande potenza; dall’altra, c’è chi sostiene che Elisabetta sia stata una tiranna come Enrico VIII, suo padre e una persecutrice peggiore della sua famigerata sorella Maria, passata alla storia come Bloody Mary (Maria la Sanguinaria). Eppure, sotto il regno di Maria furono soppressi circa 200 'eretici' protestanti, contro i 2.000 cattolici giustiziati sotto il regno di Elisabetta. Naturalmente, il regno di Elisabetta durò molto più a lungo di quello della sorellastra; Newbury (cit.) riduce a 200 le vittime della repressione, aggiungendo che si trattava, perlopiù, di anabattisti; John Guy (in Storia dell'Inghilterra, a cura di Kenneth P.O. Morgan, Bompiani, 1984) ritiene che le esecuzioni furono 300 e riguardarono quasi esclusivamente cattolici, perlopiù preti arrestati in clandestinità e laici sospetti di complotto, non è possibile dire in quanti casi sulla base di false accuse o di complotti architettati proprio dalla rete dei servizi segreti organizzata e  diretta da Lord Francis Walsingham allo scopo di mettere fuori gioco elementi di disturbo.

Sembrano, queste, cifre approssimate per difetto, che la studiosa italiana Elisabetta Sala (cfr. Elisabetta "la Sanguinaria". La creazione di un mito, la persecuzione di un popolo, Ares, 2010, pagg. 47-53) contesta appoggiandosi a uno studio di Linda Porter, non ancora tradotto in italiana e peraltro, allo stesso John Guy, che riporta cifre più aggiornate e attendibili in studi successivi a quello qui citato. La discordanza fra le cifre e riguardo la confessione religiosa inducono a ritenere che quantità e qualità delle vittime della repressione siano meno circoscritte di quanto sostenuto dai due studiosi. In ogni caso, l'immagine di sovrana saggia e equilibrata di Elisabetta I non esce senza ombre da un confronto su questo piano.

(Sembra che le vittime per quelli che oggi definiremmo 'reati d'opinione', come l'accusa di aver celebrato o partecipato alla messa cattolica, siano state assai alte, percentualmente, rispetto a quelle di partecipazione provata e attiva in complotti tesi a uccidere Elisabetta I o a liberare Maria Stuart, che, fuggita dalla Scozia per la ribellione dei calvinisti, ostili a una sovrana cattolica, si era rifugiata  presso la cugina, in nome dei legami di sangue e della solidarietà fra sovrani. Elisabetta, con la scusa di 'proteggerla', teneva in prigionia la cugina, più titolata di lei a cingere la corona regale d'Inghilterra. Maria Stuart finirà, invece, decapitata e gli storici si dividono sul ruolo che Elisabetta I ebbe nel consentire, se non altro, l'esecuzione di una condanna comminata su prove della cui attendibilità ancora si polemizza.)

Infine, nella visione revisionistica della figura di Elisabetta I, la regina sarebbe stata una marionetta nelle mani dei suoi Consiglieri, specialmente il più prudente Lord Cecil ovvero William Burghley (o Burleigh, secondo altre trascrizioni dell'epoca), prima e poi il figlio di questi, Robert; nonché il più 'radicale' nell'estremismo protestante Lord Francis Walsingham.

Perchè questa grande disparità di giudizi? Io mi sono data una spiegazione: non si possono racchiudere in un libro tutte le vicende del regno di Elisabetta, cosi ognuno decide di esprimersi su quella parte di storia che crede di aver compreso meglio.

Leggendo lo scrittore inglese Anthony Burgess, "quando Elisabetta morì, all’alba del 24 marzo 1603, i poeti non trovarono nulla da dire (…) Forse nessuno, nemmeno Shakespeare, potè trovare parole realmente adeguate. La stessa posterità le sta ancora cercando" (in Shakespeare, Rusconi, 1982, pag 245).

Anche se sembra difficile immaginare un elogio più sfrenato che ritenere la figura di Elisabetta al di sopra del genio di Shakespeare, la posterità ha trovato ben altre parole. In realtà, si provarono in tanti a mettere in versi il compianto per la defunta: nessuna di queste espressioni di cordoglio, però, merita di essere ricordata ed è singolare che colei cui si attribuisce il merito di una irripetibile fioritura letteraria non abbia ispirato versi memorabili. Per la verità, va, poi, detto che Shakespeare fu tra i pochi a evitare di misurarsi con un tema così solenne, benché sollecitato espressamente a farlo. Il silenzio del grande poeta attirerà sul suo capo critiche piuttosto pesanti, che, dati i tempi, potevano comportare conseguenze anche sul piano dell'incolumità personale. (Elisabetta Sala ritiene che il rifiuto di celebrare a futura memoria Elisabetta I costituisca una delle prove "indiziarie" della fede cattolica da Shakespeare professata in segreto.)

Nei tempi più recenti, insomma, i giudizi degli storici tendono a ribaltare o a ridimensionare la visione in positivo del regno di Elisabetta I e della figura stessa della grande regina, sebbene la sua immagine di sovrana dall'insuperabile genio politico e appeal popolare conservi ancora un posto di rilievo e non solo presso il pubblico più vasto. Per esempio, Newbury scrive che "Elisabetta combinava il perentorio autoritarismo di Margareth Thatcher alle fatue qualità da diva sciocca e viziata di una Madonna o di una Marilyn Monroe, nonché il partecipato rapporto con la gente caratteristico della principessa Diana" (cit., pag. 15.)

"Il suo regno durò quarantaquattro anni e le assicurò una fama postuma eccedente i suoi meriti effettivi" (così John Guy, in Storia dell’Inghilterra, cit., pag 230). Guy afferma che circostanze fortunate (la longevità del suo regno, la sconfitta dell'Invincibile Armata, la straordinaria fioritura di teatro e poesia), unite alla propaganda massiccia, hanno creato e perpetuato "un'immagine adulatoria che non tiene conto dello stato di ingovernabilità in cui si venne poi a trovare l'Inghilterra" (Ib.). Ancora, "la politica estera perseguita da Elisabetta nella seconda metà del suo regno fu dannosa sia sul piano diplomatico che su quello interno" (cit., pag. 124.)

Il libro di Elisabetta Sala rovescia completamente l'immagine di autorevolezza e saggezza della sovrana (Elisabetta la sanguinaria, cit.). Fra gli altri misfatti attribuiti a Elisabetta, "il costante aumento delle tasse in tempo di pace, (fenomeno fino ad allora inaudito)". Al riguardo, John Guy sostiene che Elisabetta I e i suoi consiglieri "permisero che il sistema fiscale inglese subisse un irrimediabile declino"; così, continua Guy, nel pieno di un aumento dei prezzi a fronte della diminuzione del valore della moneta, "il gettito fiscale rimase inalterato in un periodo in cui le spese del governo crescevano" e contestualmente e quasi in proporzione, cresceva l'evasione fiscale (Morgan, cit., pag. 237).

In ogni caso, come che siano andate in realtà le cose, credo che Elisabetta rimanga nella storia per la grande donna che è stata, con un carattere forte, decisa e consapevole di sé e delle grandi responsabilità cui era chiamata.

Un’altra frase riscontrata da me leggendo i libri su Elisabetta è quella detta da Papa Sisto V, secondo cui Elisabettea "è solo una donna, solo la signora di mezza isola; eppure, si fa temere da tutti."

In questa frase viene ancora, una volta, sottolineato il fatto che la donna veniva ritenuta meno capace di un uomo nell'arte di governo. Come se per un uomo avere di fronte persone che lo rispettino fosse una cosa del tutto normale, mentre veniva (viene?) visto con stupore il rispetto che si può avere di fronte a una donna che ricopra cariche di governo.

Elisabetta I dimostra, invece, di essere una regina rispettata dal popolo, capace di mandare avanti il suo regno con lucidità e determinazione, districandosi abilmente fra le trappole della diplomazia, trattando da pari a pari con uomini più potenti di lei, come Filippo II di Spagna e Enrico II di Francia: doti che hanno fatto di lei uno dei sovrani più popolari dell’intera storia moderna, non solo inglese.

Quello che mi sembra di poter affermare è che, nel complesso, Elisabetta I si dimostrò una regina capace: sotto di lei, l’Inghilterra riuscì a respingere una pericolosa invasione da parte della Spagna e ad evitare lo scoppio di guerre civili o religiose, ponendo le basi per la formazione dell'Impero britannico.

Perciò, come ho premesso all’inizio: conosciamo re o regina qualunque persona che non abbia commesso errori? Io credo di no… E questo vale anche per gli storici di Elisabetta, che la esaltino o la denigrino.

 

Veronica Licondro, III LT