Flaubert

14.04.2012 20:41

I "Tre racconti" Flaubert

 

Gustave Flaubert nasce a Rouen nel 1821 da una famiglia benestante della provincia normanna. Nel 1844 entra come interno al liceo di Rouen ed intraprende studi non molto proficui dal punto di vista scolastico; scopre, però, l'interesse per il teatro, che coltiverà per tutta la vita. Nel 1837 pubblica su un giornale della sua città chiamato "Colibrì" un saggio, "Une leçon d'istoire naturelle". Secondo certi critici, questo saggio è la prima pubblicazione di Flaubert. Nonostante qualche disavventura scolastica, Flaubert riesce a superare il Liceo e a iscriversi nel 1841 alla Facoltà di Legge, a Parigi. Qui incontra Maxime du Camp, un letterato al centro della vita intellettuale parigina che sarà suo amico e corrispondente epistolare; grazie a Du Camp, Flaubert comincia a frequentare i circoli letterari, conoscendo, fra gli altri, con Victor Hugo.

Nel 1876, Flaubert scrive il primo dei suoi famosi "Trois contes" (Tre racconti) "La legende de Saint Julien l'Hospitalier." Successivamente, è la volta di "Un coeur simple" e poi di "Hérodiades." Questi tre racconti vengono pubblicati nel 1877 dall'editore Charpentier e sono l'ultima opera completa ad essere data alle stampe vivente Flaubert. La vita di Flaubert è piena di problemi, sia pratici che familiari. Nel 1880, Flaubert muore a causa di un attacco celebrale, lasciando incompiuto "Bouvard et Pécuchet."

In "Un cuore semplice", che dei "Tre racconti" è quello di apertura, Flaubert narra di una serva di nome Felicita, che, dopo la delusione d'amore avuta da Teodoro, prende lavoro come domestica in casa di una vedova, la signora Aubain. Felicita si affeziona subito ai due figli della padrona e vivrà senza prendere marito e senza figli. Non possiede nessuna proprietà e quando morirà non interesserà a nessuno. Durante il corso della sua vita, ama Teodoro, che, invece, sposerà una donna benestante. Felicita amerà il suo pappagallo e lo farà imbalsamare per averlo con sé anche dopo la morte del volatile.

"Erodiade" racconta la decapitazione di Giovanni Battista, il Precursore di Gesù Cristo. La storia è ambientata nella Palestina soggetta al dominio romano, sulle cui armi si sostiene il governo-fantoccio di Erode Antipa, il Tetrarca di Galilea, che ha sposato Erodiade, sua nipote. Per questa ragione, Giovanni Battista accusa il Tetrarca di incestuosità, rendendo più impopolare un monarca imposto dalle armi straniere. Erode, invece, rispetta Giovanni perché riconosce in lui una santità di cui pochi altri sono capaci. Quando Erode dà una festa, la figlia di Erodiade, una fanciulla di nome Salomè, seguendo le istruzioni della madre, danza in modo da spingere il patrigno a dire di chiedergli qualunque dono in cambio della danza con cui Salomé ha incantato la corte. Salomè chiede di avere la testa di Giovanni. Tutto va come previsto, il re esaudisce il desiderio di Salomè, che riceve la testa del Battista. La storia si conclude con alcuni discepoli di Giovanni che aspettano l'avvento del Messia.

"La leggenda di San Giuliano l'Ospitaliere" ha per protagonista la figura di un principe dedito alla violenza, che, per errore, ucciderà anche le persone amate. Quando si avvede di ciò che ha commesso, cambia vita e si dedica agli altri, fino  accettare l'abbraccio di un lebbroso, che lo contagia. Il lebbroso non è altri che Cristo, venuto a esigere il sacrificio per la grazia che a Giuliano è fatta. Il racconto è stato ispirato a Flaubert da una grande finestra di vetro colorato che si trova nella cattedrale di Rouen.

La prosa dei "Tre racconti" è elegante, ricca di descrizioni impreziosite da un linguaggio raffinato che danno alla narrazione un tono fantastico, come di sogno: per questo lo scrittore può prendere spunto dalla vetrata di una chiesa e scegliere come protagonista una figura storica o una donna 'insignificante'. La capacità di narrare di Flaubert gli permette di dire tutto, trasformando una serva anonima in un'insospettabile eroina dell'amore e fare di un re una figura ridicola.

Gustave Flaubert è considerato uno dei maestri del Realismo ottocentesco, ma questi racconti mostrano come, nell'interesse per i particolari, nel gusto per la ricostruzione minuziosa di un ambiente e di un'epoca, uno scrittore possa andare oltre i principi che ha scelto, senza, perciò, tradire la propria ispirazione.

Eleonora Aci, I A.