"L'Autunno del Medioevo" di Johan Huizinga

14.04.2012 20:11

L'opera esemplare di un grande storico :

"L'AUTUNNO DEL MEDIOEVO", di Johan Huizinga.

"L'Autunno del Medioevo" è il titolo di una celebre opera, pubblicata nel 1919, dello storico olandese Johan Huizinga. Egli vuole mostrare, nelle linee generali, la continuità fra la civiltà medievale, vista nella sua fase conclusiva, tra il Trecento e il Quattrocento, da un lato e il Rinascimento, dall'altro. Le linee di frattura fra queste due epoche corrono al di là delle rigide delimitazioni cronologiche: le conquiste di civiltà sul piano degli usi e modalità di vita, un concetto più umano di giustizia, il rispetto degli emarginati sono il risultato di processi storici lenti e nella fase terminale del Medio Evo convivono con un'insensibilità, espressioni di violenza collettiva e forme di crudeltà, per noi, sconvolgenti.

Huizinga esprime in modo paradossale la sua concezione dei rapporti fra Medioevo e Rinascimento, tale da suscitare reazioni scandalizzate da parte di alcuni suoi colleghi: "Nell'Italia  del Quattrocento la base della vita civile era ancora schiettamente medievale (...) Il destarsi dell'Umanesimo non era, in fondo, determinato se non da un fatto, che una cerchia di dotti si occupava un po' più del solito del latino puro e della sintassi classica."

Avvalendosi di uno stile narrativo che non ha nulla da invidiare a un romanzo, "L'Autunno del Medioevo" non procede per capitoli che si succedono in ordine cronologico, ma è organizzato per temi, passando in rassegna modi di pensare, espressioni dell'immaginario riguardo aspetti della vita come l'amore, il  significato dei simboli e delle allegorie che permeavano, nel caso, la cultura dell'area franco-borgognona, l'area, cioè, che andava dal nord della Francia ai Paesi Bassi, area corrispondente al Ducato di Borgogna. Basterà riportare qualcuno dei titoli cui sono intestati i capitoli: "Il sogno di gesta eroiche e d'amore"; "Il significato dell'ideale cavalleresco in guerra e in politica"; "Le convenzioni dell'amore"; "Le forme di pensiero nella vita pratica"; "L'arte nella vita." Insomma, nulla che abbia a che fare, in modo diretto  e tanto meno, esclusivo, con l'organizzazione politica, i rapporti di potere fra Impero, Monarchia e Papato, il sistema produttivo e l'organizzazione degli scambi, i processi di sviluppo e i fattori di crisi, ecc...

Huizinga spostava l'obiettivo d'indagine dal mondo esterno all'interiorità: secondo il grande studioso olandese, la mentalità, gli ideali, la dimensione fantastica e del gioco potevano dire sul passato cose che gli storici lasciano ai margini del loro campo di studio, per illuminarlo e per accrescere il livello complessivo della nostra conoscenza delle epoche trascorse, con ciò, dandoci una maggiore consapevolezza del passato. Un approccio cosi originale e affascinante suscitò reazioni di rifiuto o di condiscendenza da parte degli ambienti accademici, prima di essere riscoperto dopo la fine del secondo conflitto mondiale.

Johan Huizinga nacque nel 1872 a Gröningen, in Olanda. Già a scuola, era appassionato di storia, ma i suoi primi studi all'Università furono di linguistica: studiò l'ebraico, il lituano e l'irlandese antico. Fin dall'inizio della sua carriera accademica, Huizinga si segnalò per il carattere innovativo del suo approccio allo studio delal storia. Nel 1903, divenuto lettore di Cultura e Letteratura indiana  antica all'Università Gröningen, scelse come argomento della lezione inaugurale l'elemento estetico delle rappresentazioni storiche, tema centrale, appunto, del suo libro più celebre, dove la comprensione della storia viene definita come "evocazione di immagini". Nel 1915, fu chiamato a insegnare a Leida, dove trascorse quasi tutta la sua vita di studioso.

Come detto, il carattere innovativo del metodo di Huizinga risiede soprattutto nel valore dato alle immagini, alla sfera dell'immagine, delle arti visive come strumento dell'indagine storica, che permetterà a Huizinga di produrre contribuiti fondamentali nella comprensione della civiltà olandese nell'epoca del suo massimo fulgore, cioè, nel Seicento. Tutto il lavoro di Huizinga, comunque, ne fa un maestro e innovatore a livello internazionale nell'ambito degli studi storici.

Una frase riassume metodo e senso del suo lavoro "La nostra capacità di percepire, i tempi passati, il nostro organo storico diventa sempre più visivo". Huizinga, fiero oppositore del nazismo, mori nel 1945 a De Steeg, nei pressi di Arnhem. Oltre a "L'autunno del Medioevo ", di Huizinga vanno ricordate, fra le sue opere più significative, "Homo Ludens" (1938), "La civiltà olandese del Seicento" (1941), " La crisi della civiltà " (1937). Il messaggio finale che Huizinga ci lascia è affidato alle pagine de "La crisi della civiltà": "Noi conosciamo un'irrefragabile verità: se vogliamo conservare la cultura, dobbiamo continuare a creare cultura".

Rosy Pennisi, Ylenia Scavo, III LT