Il Dott. Domenico Amoroso mette in luce la formazione di Dino Caruso

14.05.2012 18:37

  

VENERDÌ 20 APRILE, ALLA EX PESCHERIA, L’INCONTRO CON IL DIRETTORE DEI MUSEI CIVICI DI CALTAGIRONE, DOMENICO AMOROSO, SULLA FIGURA E L’OPERA DELL’EX PRESIDE DEL NOSTRO LICEO.

 

GESUALDO ‘DINO’ CARUSO: UN ARTISTA DA RICONSIDERARE

IN UNA PROSPETTIVA STORICA DELL’ARTE DEL SECOLO PASSATO

ANCORA DA DEFINIRE

 

IL DOTT. DOMENICO AMOROSO METTE IN LUCE LA FORMAZIONE DI DINO CARUSO

NEL ‘LABORATORIO PERMANENTE’ DELLA TRADIZIONE ARTIGIANA DI CALTAGIRONE

 

 

Venerdì 20, nell’ambito delle manifestazioni per il 50° del nostro Liceo e per il primo centenario della nascita di Renato Guttuso, si è svolto un incontro su Gesualdo ‘Dino’ Caruso, relatore il dott. Domenico Amoroso, direttore dei Musei Civici di Caltagirone, città natale di Dino Caruso. L’incontro ha avuto luogo alle h. 10,30, nella ex pescheria di Giarre, di fronte a un folto pubblico composto dagli studenti delle Classi II, III e IV del nostro Liceo e dai visitatori che la mostra di opere di docenti, ex docenti e ex allievi ha richiamato.

A fare gli onori di casa, il Dirigente Scolastico, prof. Alfredo Pappalardo, che ha ringraziato l’ospite per l’adesione all’invito a partecipare all’incontro su Dino Caruso. Il Dirigente Scolastico, prendendo spunto dalla figura di artista e di Preside di Dino Caruso, ha illustrato brevemente la storia e quindi, l’organizzazione del nostro Liceo nei vari indirizzi di studio secondo le linee di Riforma della scuola, che sollecitano a ridisegnare programmi e didattica, profili professionali, rapporto fra scuola e territorio. In tempi difficili, le difficoltà possono costituire una opportunità per un cambiamento, del resto, necessario quanto inderogabile. Raccordare l’azione amministrativa degli enti locali e dei vari soggetti istituzionali in modo organico attorno a progetti che investono responsabilità e competenze a largo raggio, ha affermato, infine, il Dirigente Scolastico, diventa uno dei fattori di un rinnovamento complessivo e profondo che si impone con urgenza.

Di seguito, il prof. Rocco Giudice ha presentato il dott. Domenico Amoroso all’uditorio, ponendo in risalto l’attività di promozione e produzione di cultura svolta dal dott. Amoroso nella sua qualità di responsabile dei Musei Civici di Caltagirone, città d’arte dalle grandi tradizioni culturali, uno dei principali centri del Distretto del Barocco del Val di Noto, l’area sud-orientale della nostra isola. Il prof. Giudice ha insistito, in particolare, sul Museo della Ceramica, che raccoglie una collezione di valore archeologico, oltre che artistico, con reperti che risalgono ai sec. a ridosso del 3.000 a.C., che mostrano come la tradizione della ceramica nella nostra isola e segnatamente, nell’area del Calatino, costituendo una testimonianza del notevole livello di civiltà raggiunto in epoca pre-greca dai nostri progenitori, vada collocata prima della fioritura di questa tecnica a Creta e a Micene. Con un salto dalle prime civiltà mediterranee al mondo dell’arte di oggi, il prof. Giudice ha, poi, indicato nel Museo di Arte Contemporanea, ricco di opere di artisti del Novecento, da Balla a Boccioni a Dino Caruso, frutto di donazioni di artisti e di collezionisti, come la signora Sylvia Franchi, uno dei fiori all’occhiello del polo museale calatino e dei motivi di pregio della città di Caltagirone, considerato che pochissime altre città della nostra Regione sono dotate di musei di arte contemporanea. In conclusione, il prof. Giudice, che ha ringraziato il dott. Amoroso per la cortesia dimostrata partecipando all’incontro malgrado qualche difficoltà sopravvenuta ne avesse messo in forse la presenza, ha esortato il Liceo a inserire stabilmente Caltagirone fra le mete di visite e viaggi di istruzione da effettuare di anno in anno, per ricognizioni attente e approfondite che consentano di conoscere e tesaurizzare uno dei patrimoni culturali e artistici più ricchi di memoria, di esperienza tecnica, di valori estetici e di tradizioni artigianali della nostra Regione.

Il dott. Domenico Amoroso ha, quindi, preso la parola, ringraziando per l’invito e per l’attenzione dedicata a un artista come Dino Caruso, non pienamente valorizzato in una visione critica che deve, del resto, ancora storicizzare adeguatamente figure e opere del recente passato della nostra isola. Il dott. Amoroso ha ricordato come le origini calatine abbiano fortemente inciso sulla formazione della sensibilità e sulle acquisizioni fondamentali delle tecniche artistiche da parte di Dino Caruso. In tal senso, un ruolo prioritario andava, come è ovvio, alle botteghe artigiane di Caltagirone, di cui il dott. Amoroso ha tracciato le vicende dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima metà del Novecento, per evidenziare come, di fronte alle crisi periodicamente vissute dal settore, la ceramica calatina abbia sempre saputo reagire puntando sulla qualità e sul confronto con le tendenze emerse e le esigenze imposte da un mercato che, nel tempo, si è sempre più aperto alla competizione internazionale. Il dott. Amoroso ha fatto scorrere sullo schermo immagini di una slide che offriva una panoramica dei lavori di Amoroso e che mostravano il contributo dell’esperienza cumulata dall’artista nella città natale, non solo come retroterra di competenze tecniche, ma anche come sostrato della sensibilità e patrimonio personale iconografico, laddove forme e temi, moduli decorativi tradizionali, così come luoghi e monumenti della città, costituirono, per Caruso, un repertorio cui egli attinse e non solo nella prima fase della sua attività artistica. Amoroso ha, quindi, ricollegato Caruso a altre figure di artisti calatini che hanno assunto rilevanza, perlomeno, nazionale in ambito artistico, come Cannilla e Ballarò.

A differenza di questi, tuttavia, Caruso ha scontato l’essere rimasto in Sicilia, soffrendo, pertanto, di una doppia marginalità, legata alla posizione della nostra terra, eccentrica rispetto ai luoghi di produzione della cultura, in tempi ancora lontani dalla globalizzazione internettiana; e per altro verso, pagando con l’isolamento scelte artistiche minoritarie, che portarono Caruso a legarsi, all’inizio degli anni Cinquanta, al Movimento per l’Arte Concreta, che scarso riscontro di pubblico e critica incontrava in loco. D’altra parte, Caruso è stato uno fra i pochi artisti che abbiano lasciato un segno non trascurabile nell’immagine della città di Catania anni Sessanta con la fontana di Largo Paisiello: testimonianza di un momento artistico fra i più fecondi della seconda metà del secolo scorso, che, eccettuato questo importante monumento, non ha lasciato molte altre tracce significative di una evoluzione architettonica e urbana così importante, eppure, trascorsa senza conseguenze nel lungo periodo sull’identità culturale del nostro capoluogo di provincia, al centro di un suo endemico ‘miracolo economico’, ben presto svanito, purtroppo, senza troppe conseguenze che nella congestione e nel degrado urbano perduranti. La fontana si presenta come un esempio di modernità non dimentica della tradizione che rinnova: dal rapporto baroccamente armonico fra acqua e pietra, composte in un organismo visivamente unitario, al ricorso ai pannelli decorati, che rinviano, ancora una volta, alle tradizioni più illustri della ceramica calatina, modernamente reinventata nella tensione dinamica fra rigore del segno e calore dei cromatismi.

Alla fine dell’intervento, il dott. Amoroso e la signora Sylvia Franchi, in Sicilia per un’importante manifestazione che si terrà a Caltagirone nei prossimi giorni e a cui la collezionista contribuisce con la donazione al M.A.C.C. di opere di  Francesca Jacona della Motta, pittrice calatina scomparsa qualche anno fa, hanno visitato la mostra “Promenade: itinerari nell’arte”, mostrando genuino apprezzamento per le opere esposte.

 

La Redazione.