La scuola in Giappone

La scuola in Giappone

In Giappone, la strada più sicura per avere successo è quella della scuola e così  ogni giapponese, fin da piccolissimo, viene messo sotto pressione perchè studi; un fattore accomuna tutti i livelli di insegnamento: il nozionismo diretto a non stimolare la curiosità intellettuale, infatti l’alunno è impegnato solo ad ottenere buoni voti agli esami, senza interrogarsi sul perchè delle cose.
“A vent’anni un giapponese è disciplinato, docile e rispettoso dell’autorità"

L’impressione che si ha degli studenti giapponesi è quella di una massa rigidamente controllata e continuamente sotto pressione: nel vederli uscire al mattino dalle stazioni della metropolitana, nelle loro uniformi scure, per mettersi poi rigidamente in fila nei cortili delle scuole, si pensa più a soldatini che a scolari.

La scuola in Giappone è il luogo in cui sin da piccoli si impara a stare in comunità e ad obbedire alle severe leggi della convivenza: gli studenti imparano la disciplina, l’ordine, la gerarchia delle relazioni (i compagni più grandi sono chiamati senpai, 先輩), e le regole del vivere sociale, rispettando il luogo dove passano la maggior parte del loro tempo.

Questa inizia ad aprile e finisce a marzo, con circa due settimane di pausa prima dell’inizio del nuovo anno: le vacanze estive durano circa sei settimane e, oltre alle feste nazionali, gli alunni hanno due settimane di vacanza a Capodanno.
A 6 anni i bambini giapponesi entrano nella prima classe della scuola elementare, che prevede sei anni di studio: l’istruzione obbligatoria comprende elementari e medie inferiori.
Le lezioni iniziano alle otto di mattina e finiscono alle tre del pomeriggio, poi si prosegue con le attività dei club scolastici, che possono essere sportivi o culturali, o con il dopo-scuola (juku) fino a sera; durante l’anno vi sono molti test, come di metà e fine trimestre, che mantengono lo studente sempre preparato sul programma.

Il 46% degli studenti che finiscono il liceo prosegue fino all’Università; il corso di laurea dura di solito quattro anni ma, una volta riuscito ad entrare, lo studente conseguirà la laurea tranquillamente: non è prevista la discussione della tesi ma solo periodiche prove scritte (in Giappone le prove orali sono poche o nulle) che consentono di seguire passo passo il programma.
La maggior parte degli istituti medi inferiori e superiori richiede ai propri studenti di indossare uniformi: per entrambi i sessi la divisa è obbligatoria, una per la stagione estiva e una per quella invernale, e gli studenti devono indossarla seguendo rigide regole di comportamento.
Gli studenti e gli insegnanti sono responsabili della pulizia della loro scuola (in Giappone non esistono i bidelli); ogni giorno, parte del tempo viene destinata a questo compito: ogni classe (nelle elementari vi possono essere fino a 40 studenti per classe) è divisa in gruppi che, a turno, puliscono la classe, i corridoi, i bagni e altre aree comuni della scuola.
Tutti gli studenti giapponesi devono studiare l’inglese dalla scuola media inferiore e la maggior parte  continua a studiarlo per almeno sei anni: peccato che quasi nessuno sappia parlarlo correttamente, poichè non è richiesta nelle scuole una preparazione a livello orale ma solo scritto.

Una caratteristica importante del sistema scolastico giapponese sono gli esami di ammissione, obbligatori per entrare negli istituti privati dalle elementari all’università: l’accesso alle scuole pubbliche è aperto ma il loro livello qualitativo è basso, così la maggioranza delle famiglie giapponesi cerca di mandare i propri figli alle scuole private. Dunque, per passare da un ciclo scolastico all’altro non ci sono gli esami a fine anno ma all’inizio, per entrare e non per uscire; il periodo in cui si svolgono è a marzo/aprile, ovvero all’inizio dell’anno scolastico, ed è chiamato dagli studenti giapponesi “l’inferno degli esami” (試験 地獄 shiken jigoku).
Tali esami, infatti, sono estremamente difficili e non possono essere affrontati con una preparazione generica, perciò la maggior parte degli studenti, al termine della giornata scolastica, si reca ai famosi dopo-scuola (juku), corsi integrativi a pagamento, che solitamente iniziano alle 17.00 e possono durare sino alle 23.30. Questa mole di studio, che ad occhi occidentali appare incredibilmente eccessiva, è giustificata dal fatto che il sistema lavorativo giapponese offre posti sicuri ai laureati di buone università e garantisce l’occupazione a vita.

E’ un percorso scandito sempre da esami fino a quello d’ingresso all’ateneo che, se non si proviene da certi istituti, è perfettamente inutile tentare
Se uno studente fallisce l’esame d’ammissione diviene un ronin (termine con cui si indicavano i samurai senza padrone e che oggi indica uno studente che ha fallito l’esame all’università prescelta): dovrà passare tutto l’anno successivo a studiare per prepararsi di nuovo e, a tale scopo, si iscriverà a dei corsi di recupero in scuole specializzate.
Queste scuole stanno aumentando di anno in anno in tutto il Giappone e sono frequentate, anche durante l’anno scolastico, da studenti liceali che si prepa

Rifacendosi a concetti quali le pari opportunità ed il diritto all’istruzione, dopo la Seconda Guerra Mondiale le scuole furono aperte a tutta la popolazione, offrendo a tutti la possibilità di studiare: proprio per questo, si resero necessari gli esami d’ammissione, dato che i posti nelle scuole rinomate erano comunque limitati.

Lo scopo era quello di “formare” il prototipo di persone di cui l’industria, in quel momento, aveva maggiormente bisogno: ciò fu raggiunto, ma a discapito degli studenti che, usciti dalle scuole perfettamente istruiti su concetti precisi e metodici, non sapevano pensare con la loro testa, erano meno abili a giudicare e poco innovativi e fantasiosi.

Inviterei qualche alunno giapponese a visitare la nostra scuola!!!!

Adrea Marano

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