Workshop con gli studenti del Liceo Artistico "Renato Guttuso" di Giarre

Workshop con gli studenti del Liceo Artistico "Renato Guttuso" di Giarre

È un'idea tutto sommato folle. Mettere in ordine il paesaggio. Non avendo una mano divina, ci si deve accontentare di quella ostinazione che gli Uomini mostrano ai piedi delle cime più impervie prima di cominciare la scalata.

C'è uno scritto, Oceano Mare di Alessandro Baricco, che mette in scena due personaggi. I signori Plasson e Batterlboom tentano qualcosa di impossibile in riva al mare: uno, Batterlboom, rinomato topografo, ricerca la linea che stabilisce il confine tra terra e mare, linea che sfugge ad ogni misurazione per via del movimento delle onde e l'altro, Plasson, abile ritrattista, sta cercando il punto dove lo stesso mare comincia. Plasson, stanco di insuccessi si chiede: "Ma gli occhi del mare, dove sono?"

Nella storia di Baricco, un naufragio risolve la questione, ma quella è letteratura.

L' opera di Leopoldo Mazzoleni cerca di fare qualcosa di più concreto.

L'idea dicevamo è al limite: facciamo che Seurat abbia deciso di prendersi cura di una porzione di spiaggia e sia con la punta del pennello pronta per rappresentarla. Avrà anche preparato una tavolozza con i colori occorrenti. Nella sua maniacale perfezione, facciamo che abbia disposto i colori in precisi spazi regolari, una fila di quadrati di colori omogenei. Le unità di colore sono pronte e il pittore li pone sulla stessa spiaggia per verificarne l'esattezza delle tinte. L'Unità contro il Molteplice. C'è da precipitare nell' abisso della retorica. Negli anni sessanta gli studenti americani amavano dividere gli atteggiamenti prevalenti della diatriba classico e romantico, quella tra materia e mente con i termini squareness e hipness. La misura ed il sentimento avevano trovato una nuova casa. Chi era squareness amava la rassicurante presenza della logica, la chiarezza dell'ordine, la possibilità di genere prevalentemente maschile, di misurare il mondo, di affidarsi alla consistenza della materia. Chi hipness preferiva cercare nell'apparente, nel pensiero libero capace di emozionarsi e suggestionarsi. Mettere insieme i due pensieri sembrerebbe impossibile. Unità e molteplice, mente e materia, classico e romantico possono trovare una casa comune?

E qui si concretizza l'opera Orto di mare.

Questo è il compito dell' arte oggi: una provocazione, un' idea, un messaggio espressi non più solo con il pennello, ma contaminando il reale, arrivando alla rappresentazione. E allora squareness e hipness sono uniti, sovrapposti, confrontati.

Un campo regolare di quadrati pieni di sassi dal colore omogeneo, inseriti su un fondo, quello che miscelando tutti i sassi di tutti i colori realizza il paesaggio di una spiaggia.

La geometria razionale del quadrato, dell'ortogonalità e dell'astrazione è sovrapposta a quella indecifrabile della natura, del caos.

Questo è il progetto, l'immagine che Mazzoleni vuole tracciare in riva al mare. E lo fa con gli studenti, a testimonianza che l'opera d'arte è un lavoro collettivo, se non strettamente nella sua fase realizzativa, in quella della fruizione e comprensione.

L'opera, come sempre in quelle di Mazzoleni, è nel fare. Può considerarsi chiusa nel tempo dell' esecuzione, come si usa dire, nella performance.

Ma la soddisfazione del fare si unisce all'idea generatrice.

Dipingere il mare con il mare, la spiaggia con la spiaggia.

Sembra impossibile ma è così che l'ha pensata Mazzoleni.

Francesco Lanzafame

Workshop: studenti del Liceo Artistico "Renato Guttuso" di Giarre con Leopoldo Mazzoleni